"Sonar bracchetti e cacciatori aizzare", così inizia un sonetto di Dante Alighieri e se anche il Sommo Poeta ha citato i bracchi significa che questi animali sono davvero speciali.
In effetti il bracco è uno fra i più antichi cani da caccia, essendo verosimilmente già diffuso nell'Antica Grecia, e a detta di alcuni cinofili quello italiano sarebbe addirittura il capostipite dei bracchi europei.
Il nome bracco designa, infatti, molteplici razze canine che si sono diffuse in tante nazioni, sviluppando caratteristiche fisiche peculiari, sempre però mantenendo immutate le peculiarità essenziali di questi nobili ed antichi cani da caccia.
Il bracco italiano si è fatto ammirare nelle corti più eleganti, tra le quali le mondane dimore dei Medici, mecenati fiorentini, e del re di Francia Luigi XII. Un cane da sempre apprezzato dai nobili cacciatori dell'intera Europa, i quali hanno conosciuto nel corso dei secoli uno dei diversi esemplari appartenenti alla razza endogena.
Il nobile cane da caccia dallo sguardo dolce è famoso in tutto il mondo, rivivendo in tempi recenti i fasti di un lungo passato, i quali sembravano smarriti. I bracchi hanno purtroppo subito una fase di declino, d'altra parte anche per le razza canine si parla di mode e tendenze, superata grazie al crescente successo registrato nell'ultimo secolo.
Il bracco, apprezzato fin dai secoli antecedenti la nascita di Cristo, ha conosciuto quindi una seconda giovinezza, per merito delle sue indiscusse doti nella caccia, del suo carattere fedele e della sua grande capacità d'apprendimento.
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